Via d’Amelio. La Barbera, Scarantino e le microspie neutralizzate

Il capo del gruppo investigativo ‘Falcone-Borsellino’, Arnaldo La Barbera, nell’ottobre del 1992 si sarebbe attivato per evitare che le microspie fatte installare dalla Procura di Caltanissetta nel carcere di Venezia registrassero gli sfoghi di Vincenzo Scarantino che si protestava innocente. E’ questo quanto emerso oggi al processo quater per la strage del 19 luglio 1992, che è ripreso dopo la sospensione estiva. In avvio di udienza davanti alla Corte si è presentato per la prima volta, l’ex collaboratore di giustizia, Calogero Pulci, imputato di calunnia ai danni di Gaetano Murana, (uno dei sei imputati condannati all’ergastolo nei precedenti processi e scarcerato in attesa della revisione ndr.). Poi sul pretorio sono saliti il professor Enzo Guidotto ed il giornalista Maurizio Dianese. Il primo teste ha riferito le confidenze ricevute nel 2009 dal giornalista che a sua volta le aveva raccolte dal “ladro gentiluomo”, il veneziano, Vincenzo Pitino. Guidotto ha ricordato come Pitino sia stato trasferito in fretta e furia, di domenica, dal carcere di Roma a quello di Venezia dove era stato rinchiuso Vincenzo Scarantino.  Secondo il racconto di Guidotto e Dianese, La Barbera era andato ad incontrare Pitino, che si trovava in cella a Roma per una vicenda di droga, sostanzialmente per dirgli: “Io ti aiuto per il processo, ti do 200milioni, ma ti porto nella cella di Scarantino a Venezia e devi dirgli che non deve parlare in cella e nei corridoi perché sono piene di microspie”.

Scarantino1Dianese, ha quindi ricordato come “quando Scarantino arrivò a Venezia i giornalisti lo seppero subito ma La Barbera pregò di non scriverlo”.  Il giornalista del ‘Gazzettino’, ha poi ricordato come Pitino, più volte, gli raccontò – in un periodo compreso fra i cinque e i dieci anni addietro – che, seguendo le indicazioni di La Barbera,  aveva parlato con Scarantino solo sotto la doccia perché lì le microspie, non potevano captare nulla. “Scarantino continuava a dire che con l’attentato a Borsellino non c’entrava nulla” gli disse. Affermazioni queste che a detta del teste Pitino riferì solo ed esclusivamente a La Barbera. Pitino, che era stato citato per oggi, non era presente in aula e sarà ascoltato in una prossima udienza.

 Il processo, in cui sono imputati per strage i boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino, mentre Calogero Pulci, Francesco Andriotta e Vincenzo Scarantino sono accusati di calunnia, riprende venerdì prossimo.

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