Trattativa mafia-Stato Una bugia fra due ministri

12 aprile 2011 – Sono due posizioni contrastanti e assolutamente inconciliabili quelle fornite sulla cosiddetta ‘trattativa’ fra mafia e pezzi dello Stato, da due ex ministri della prima Repubblica, Claudio Martelli e Nicola Mancino. Il confronto fra i due nella sede della Dia di Roma non ha chiarito i contorni della oscura vicenda ma anzi lascia adito all’ipotesi che uno dei due menta. Spudoratamente, peraltro.
Martelli, delfino di Bettino Craxi, chiamato al dicastero della Giustizia da Giulio Andreotti, sostiene di avere informato Mancino, insediatosi al ministero dell’Interno il primo luglio del 1992, dei contatti fra il Ros dei carabinieri con l’ex sindaco mafioso Vito Ciancimino. In particolare Martelli afferma di averne avuto notizia dall’allora direttore degli Affari penali del ministero Liliana Ferraro – che avrebbe parlato di un incontro con il capitano dei carabinieri, Giuseppe De Donno, che avrebbe cercato una sorta di copertura politica – e di aver riferito a Mancino che “i carabinieri stanno prendendo delle iniziative che non sono autorizzati a prendere”. Secondo l’ex guardasigilli Mancino gli avrebbe risposto “sono appena arrivato, fammi vedere di che si tratta”. Ma Mancino nega di aver avuto questo colloquio con il collega Martelli: “Escludo di avere mai ricevuto lamentele sul Ros da parte del ministro della Giustizia”.
Anche la versione fornita dai carabinieri non coincide con quella di Martelli in quanto i militari dell’Arma sostengono di aver avviato i colloqui con Vito Ciancimino ad agosto, dopo cioè la strage di Via D’Amelio. Nel processo a carico del generale Mori e del capitato De Donno, la Ferraro ha smussato la tesi della copertura politica riferita da Martelli e ha confermato di aver parlato con Borsellino, ma ha sostenuto che la reazione del magistrato fu di sostanziale indifferenza. Versione che la Ferraro ha tenuta ferma anche in occasione di un confronto con l’ex guardasigilli.
Il faccia a faccia Martelli-Mancino si è tenuto davanti ai pm palermitani guidati
dal procuratore Francesco Messineo che adesso dovranno valutare se uno dei due ex ministri abbia mentito ed agire di conseguenza.

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