Sicilia, affari di fuoco

IL RITORNO DEGLI INCENDI  La folla si snodava lungo lo stretto sentiero in fila indiana, i bambini piangevano nelle ceste che le donne portavano in testa. Dove Corrado Alvaro raccontava la sua “Gente in Aspromonte” non c`è più nessuno. Nenimeno gli alberi. Perche questi ormai non sono più alberi. Sono cadaveri appesi al cielo. Una foresta di cadaveri. Tronchi dritti come soldati sull`attenti. Alcuni hanno salvato i rami, in segno di resa come le braccia aperte di Gesù sulla croce. Ma non hanno più foglie. Non hanno aghi. Se tocchi la corteccia,scopri che ti annerisce le mani come fosse carbone. È carbone. Decine e decine di chilometri di pini secolari, abeti, castagni carbonizzati. L`incendio più grave dell`estate 2012 era qui. Provincia di Reggio Calabria. Dal mar Ionio al cuore della montagna. Il fronte più esteso d`Italia. «Ciangino punì li petri di la via», piangono pure le pietre della strada, dice un anziano al bivio di Roccaforte del Greco. Tré giorni di viaggio quassù. Su una terra che la morte del bosco ha lasciato diventare secca e sabbiosa come il deserto. Un immenso cimitero si apre dietro ogni curva, in cima a ogni passo. La cenere sottile ti entra nei vestiti, nelle scarpe. La senti ancora nel respiro. La foresta degli alberi neri ha ovunque l`odore di un camino appena spento. I signori della guerra agli incendi queste cose non le hanno viste mai da vicino. I signori della guerra stanno altrove. Incassano il costo degli appalti. E si preparano alla prossima emergenza. E trascorso un anno dal passaggio del fuoco e non sembra. Nemmeno la primavera piovosa ha colorato la fotografia in bianco e nero. Nessuno è venuto a tagliare le tonnellate e tonnellate di legna che aspettano di essere raccolte. Nessuno ha abbattuto gli scheletri secchi e pericolanti di questi giganti della natura. Perché nessuno, dalla Regione allo Stato, sa cosa fare. Non soltanto in Calabria. Gli interventi si spingono fino allo spegnimento delle fiamme. Non dopo, non prima. È proprio questa l`industria del fuoco. Il » QUEL CHE RESTA DI UN BOSCO ANDATO IN FIAMME grande affare. Muovere aerei, elicotteri, mezzi fuoristrada, piloti, guardie forestali, operai regionali, volontari. Un giro di contratti e consenso politico da almeno 200 milioni l`anno che dalla Lombardia alla Sicilia si perde in una ragnatela di subappalti. E non riesce ad arginare l`onda di fiamme: nelle scorse settimane i roghi sono tornati a divorare alberi e minacciare case, soprattutto in Calabria, Sicilia, Sardegna, Lazio e Friuli. Quasi ovunque è scomparsa l`abitudine di ricordarsi dei boschi non soltanto quando bruciano. Ma soprattutto quando, dall`autunno alla primavera, è ancora possibile separare la vegetazione con linee tagliafuoco. Come piste da sci scendevano dai versanti su cui non nevicava mai: l`abbattimento preciso degli alberi e la pulizia del suolo dalle sterpaglie poteva fermare il fronte delle fiamme. Non se ne vedono più in Calabria, nemmeno in Puglia,Toscana e Sardegna. Il rischio incendi e i milioni di euro che l`Italia si prepara a sborsare ancora per i danni di questa estate 2013 alimentano invece la versione aggiornata dell`antico dilemma sull`uovo e la gallina: sono arrivati prima i roghi o gli appalti per spegnerli? Buttare acqua dal cielo con i Canadair serve soprattutto a spendere una valanga di soldi. Lo ha notato il tenente colonnello in congedo, Giovanni Battista Molinaro, 63 I CANADAIR COSTATI CIFRE FOLLI SONO RIMASTI FERMI PER ASSENZA M FONDI. E SOLO A FERRAGOSTO IL PREMIER LETTA È INTERVENUTO anni, mitico solista delle Frecce Tricolori, comandante per qualche sragione sugli aerei antincendio gialli della Protezione civile: «In Italia non abbiamo un patrimonio boschivo dove il legname ha un valore commerciale come in Canada o ili Turchia da giustifica rè gli alti costi dello spegnimento»,spiega Molinaro: «L`acqua non spegne il fuoco, in casi particolari contribuisce invece ad alimentarlo. In casa infatti non te- IL BORGO DI GALLICIANÒ, NEL CUORE DELL`ASPROMONTE, IN UNA ZONA PARTICOLARMENTE COLPITA DAGLI INCENDI. A DESTRA: ROGHI IN UNA PINETA niamo un secchio pieno, piuttosto un estintore. L`unica vera utilità dell`acqua consiste nell`abbassare la temperatura, ma a questo ci pensa già la notte. Stesso discorso si potrebbe fare per gli elicotteri. Non ci sono altri Stati che nella lotta antincendio utilizzano i Canadair in maniera così antieconomica come l`Italia. Gli incendi possono essere spenti solo se vengono individuati e colpiti appena si manifestano, come fanno in Francia. Servirebbe semmai un`intelligente azione di pattugliamento armato con liquido estinguente. Ma in Italia si è puntato tutto sui Canadair, che di liquido estinguente ne possono caricare soltanto la metà della loro capacità: altrimenti non ci sarebbero margini di sicurezza nel caso di piantata di un motore al decollo. E un pattugliamento con i Canadair avrebbe costi proibitivi: 12 mila, 15 mila euro per ogni ora di volo». I famosi bimotori che planano sul mare o sui laghi per riempire la stiva e scaricare l`acqua sulle fiamme vantano il prezzo record di 40 milioni l`uno. Quasi come un Airbus di linea. Ma a differenza di qualunque compagnia aerea che prenderebbe in leasing i suoi aerei, la Protezione civile ai tempi dei grandi eventi ne ha fatti comprare allo Stato più di venti. Tra acquisto e manutenzione, un peso da quasi un miliardo di euro sulle tasche degli italiani. Il 5 aprile scorso un decreto del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha trasferito flotta e relativa scocciatura dei 19 Canadair, sopravvissuti a guasti e incidenti, dalla Protezione civile al dipartimento dei Vigili de) fuoco. La loro efficienza e il loro impiego sono ora affidati a una società privata italo-spagnola, la Inaer Aviation Italia con base a Colico, provincia di Sondrio, e amministratori italiani. I suoi bilanci in costante crescita danno la prova che lo spegnimento dal ciclo rende bene: dai 68 milioni di fatturato nel 2009, quando l`azienda si occupava di elisoccorso e lavoro aereo, ai 119 milioni nel 2011 quando, 1`8 febbraio, è stato aggiunto il contratto con la presidenza del Consiglio per le campagne antincendio. «Tale contratto per il 2011», è scritto nel bilancio, «ha dato ricavi per circa 29 milioni di euro con un personale medio di 292 dipendenti, di cui 42 collaboratori a progetto». E nel 2012 l`appalto è stato rinnovato per tré anni, con possibilità di proroga per altri tré. All`inizio dell`estate l`attuale capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, ha annunciato che nel 2013 non saranno impiegati più di 15 Canadair. La tabella ufficiale sulla disponibilità di mezzi aerei ne indica 10-14, come per il 2012. Un taglio obbligatorio dovuto alla crisi. E uno spreco, di cui il prefetto Gabrielli ha ereditato gli effetti dalla precedente gestione di Guido Bertolaso. Perché i cinque Canadair che rimarranno sicuramente a ossidarsi negli hangar li abbiamo già pagati 200 milioni. Ogni giorno che restano termi sono ima perdita: ma i soldi per farli volare sono finiti anche a causa del loro acquisto. La società italospagnola comunque non ci rimetterà nulla. Meno aerei si mantengono efficienti, più si risparmia. Il budget complessivo stanziato dal decreto del presidente della Repubblica per la gestione della flotta farebbe gola a qualunque imprenditore: 82 milioni 800 mila euro nel 2013; 87 milioni nel 2014; 87 milioni nel 2015. Con il grosso del lavoro concentrato in appena due mesi all`anno, luglio e agosto. Il premier Enrico Letta si è accorto della situazione solo alla vigilia di ferragosto, dopo il dilagare delle fiamme in Sardegna. Ha annunciato la vendita di tré lussuosi jet impiegati dai ministri per i voli di Stato, sperando così di reperire 50 milioni per la lotta ai roghi e «rimettere m funzione quella parte della flotta anti-incendio ridotta al minimo dagli ultimi tagli». Eppure sarebbero bastati molti meno quattrini per prevenire. Ed evitare gli sperperi colossali accaduti finora. Un altro signore della guerra agli incendi ha l`ufficio in via Settebagni 390, periferia di Roma. Quasi di fronte alle finestre dell`Agenzia delle entrate. Rodolfo Spagnoli, 67 anni, deve la sua ricchezza alla Protezione civile di Bertolaso e ad alcuni generali dell`Aeronautica militare distaccati al Centro operativo aereo unificato.la sala comando da cui vengono gestiti i voli antincendio. E loro il giudizio estremamente positivo sulla “Spea sicurezza protezione ambiente” e sulla “Air Spea società aerea protezione ambiente”, due srI che fanno riferimento a Spagnoli e alla sua famiglia. Tra il 9 giugno 2006 e il 21 maggio 2013 attraverso le due società, l`imprenditore di Settebagni ha incassato dalla Protezione civile 33 milioni 968 mila euro per la fornitura ai Canadair di liquido estinguente e ritardante. E 67 milioni 900 mila euro tra il 2007 e il 2012 per il noleggio e le attività antincendio prima con quattro poi con otto piccoli aerei “Fire boss” AT-802 costruiti negli Stati Uniti. Poiché ogni “Fire boss” costa al massimo due milioni, è come se la presidenza del Consiglio che firma i contratti della Protezione civile avesse accettato un prezzo di noleggio per pochi mesi su cinque anni equivalente all`acquisto di ben 33 aerei dello stesso tipo. Spagnoli è davvero un » imprenditore forti.inaro. Perché il primo appalto, quello sul liquido per i Canadair, lui non l`aveva nemmeno vinto. 11 contratto era andato a una impresa francese, la Biogema Sa, per una gara che prevedeva un costo iniziale della meta. Rodolfo Spagnoli è subentrato prima come rappresentante esclusivo dei francesi, poi come subappaltatore. E così è successo per il noleggio dei “Fire boss”: «Nel 2007 fu individuato il velivolo AT802, versione anfibia »,spiega la Protezione civile, «in possesso di caratteristiche tecniche tali da risultare complementare rispetto alla flotta già in dotazione, a copertura di aree quali la Puglia, l`Abruzzo, la Basilicata e in particolare la Sicilia. 11 dipartimento ha chiesto un`offerta alla Air Tractor Europe con sede in Spagna, rappresentante in Europa del costruttore del velivolo. E la società ha risposto che il servizio in questione poteva essere svolto dalla ditta spagnola Avialsa T-35 e dalla Spea, quale esclusivista per [`Italia degli aerei di produzione americana Air Tractor». La Protezione civile di Bertolaso avviò un`indagine di mercato alla fine della quale venne presentata un`unica offerta: proprio quella dell`associazione tra imprese Avialsa e Spea. E così è stato siglato il contratto diretto da 67 milioni in cinque anni senza la classica gara, ma attraverso la sola procedura negoziata. Le date di costituzione, 2005 e 2008, suggeriscono che le due società di Spagnoli non avessero allora nessuna esperienza nell`attività aerea antincendio. Ma i buoni affari per l`imprenditore di Settebagni non finiscono qui. Grazie agli ottimi rapporti con i generali,rAerona urica mi litaredal2010ha autorizzato l`impiego sui “Fire boss”a elica dei suoi migliori piloti di Tornado. Un risparmio per Spagnoli anche nella costosa formazione del personale. Nel frattempo IN CALABRIA LA STWmiJRACHESI OCCUPA DI BOSCHI È STATA CHIUSA. E NESSUNO SA COSA DEVE FARE NELLA SOCIETÀ CHE LHA RIMPIAZZATA un altro imprenditore, Carlo Gaiero, 62 anni, di Casale Monferrato, che aveva proposto agli uomini di Bertolaso lo stesso servizio ma con aerei polacchi meno costosi, è stato escluso da tutti i contratti e la sua azienda è fallita. Adesso si scopre che si è speso troppo. E per il 2013 la Protezione civile non ha rinnovato l`appalto agli aerei di Spagnoli. Continueranno però a volare grazie agli accordi locali. «Quest`anno saranno fondamentali», spiega il prefetto Gabrielli, «le riotte aeree regionali, così come le convenzioni e i gemellaggi tra le stesse Regioni per condividere risorse e mezzi». È la soluzione imposta dalla crisi. La competenza su prevenzione e lotta agli incendi è infatti regionale. Ma l`estensione della filiera degli appalti e dei relativi interessi riduce drasticamente la possibilità di controllo periferico della spesa. E non esclude il rischio che qualche operatore prima di spegnere il fuoco, si dia da fare per appiccarlo. Giusto per arrotondare i compensi festivi, gli straordinari in busta o addirittura il bilancio aziendale. Dubbio fin troppo legittimo, visto che secondo il Corpo forestale dello Stato il 65 per cento degli incendi ha origine dolosa. Lo raccomanda anche la Corte dei conti: «La pluralità di soggetti coinvolti deve porsi l`interrogativo se non sia il caso di ripensare la complessiva organizzazione del sistema di antincendio boschivo attraverso una semplificazione delle strutture, in modo da renderle più funzionali e meno costose». Sorride rassegnato quando sente queste storie, Nino Sgrò, 65 anni, archivio vivente della poesia popolare in Aspromonte. «Troppi soldi, troppi interessi», commenta, «come quando 60 anni fa hanno cancellato la comunità agricola della montagna e sui nostri campi di frumento hanno piantato i pini che oggi bruciano. Allora serviva ad alimentare con gli emigranti le fabbriche del Nord. C`è sempre qualcuno che si arricchisce alle spalle di questa terra». Da 38 anni Sgrò lavora nella forestale regionale, l`azienda pubblica spesso criticata che la giunta di centrodestra ha appena messo in liquidazione. Proprio alla vigilia della stagione degli incendi. È stata, sostituita da un`altra sigla piena di speranza. “Calabria verde” si chiama e se telefoni in Regione, perfino all`ufficio del presidente Giuseppe Scopellid, nessuno sa cosa sia. Complimenti. «Se a volte gli operai non vengono impiegati in modo efficiente», dice Nino Sgrò, «è perché mancano le direttive, mancano i progetti. E questi non li fanno gli operai. Basterebbe più amore. Bisogna rifare innamorare i giovani del loro territorio perché qualcuno raccolga il testimone. Questa è prevenzione, senza bisogno dei Canadair». Gli effetti dell`estate 2012 li vedi già appena oltre Melico di Porto Salvo e Condofuri. La strada risale la fiumara Amendolea al suono fitto delle cicale e porta in un mondo sospe- LA FORESTA PIETRIFICATA NELLE MONTAGNE CALABRESI NELLA ZONA DI ROCCAFORTE DEL GRECO. A SINISTRA: UN LAGO ARTIFICIALE IN CALABRIA so che merita sempre una visita. Stringe il volante sui tornanti Nino Cannata, 36 anni, regista e studioso della tradizione musicale, tornato in Calabria per completare le riprese del suo film “Suoni in Aspromonte”, di cui è stata presentata un`anticipazione all`ultimo festival di Cannes. Da quassù si ammira Gallicianòja piccola capitale della lingua grecanica che è stata più volte circondata dalle fiamme e alle spalle della chiesa ortodossa ecco aprirsi il deserto annerito. Un saliscendi di canaloni e creste. Appare Roghudi Vecchio, il borgo fantasma aggrappato allo sperone di roccia dove un tempo legavano i bambini ai muri perché non cadessero nel dirupo. E ancora oltre su salite e burroni mozzafiato, il silenzio delle rovine di Africo Vecchio, il paese raccontato nel 1948 da un grande reportage su “l`Europeo” del fotografo Tino Petrelli e dell`inviato Tommaso Besozzi: «Non esistono strade che portino ad Africo, ma soltanto sentieri». Oggi ci si avvicina in macchina, lungo una mulattiera a strapiombo sulla valle spogliata dal grande fuoco e ora esposta alle frane. «Se si paganogli aerei, nel caso di un incendio l`aereo si deve levare subito», dice Nino Sgrò e indica i versanti deseitificati, «altrimenti le fiamme non le fermi più. Invece adesso si deve chiamare prima il Corpo forestale dello Stato. E se non arriva la Forestale, magari impegnata da un`altra parte, l`aereo non decolla. A volte passano giorni». Da terra e dal cielo, Sgrò e Molinaro la pensanoallo stesso modo: «Quando l`aereo o l`elicottero appare in zona », racconta l`ex comandante di Canadair, «in genere dopo due o tré ore dalla richiesta, non si può operare in funzione della pericolosità che il pilota valuta. Bisogna ottenere l`autorizzazione, via radio, dairesponsabile dell`incendio che è sempre una guardia forestale locale, che impone i punti di sgancio a suo esclusivo giudizio. Spesso non è neppure in zona. Mi è capitato di avere sganciato mentre il forestale era sotto una pergola nella valle accanto. Purtroppo qualche volta gli incendi si distribuiscono lungo il confine di comuni e province. Allora non sono infrequenti le liti per aggiudicarsi il giocattolo volante e dimostrare ai curiosi, ce ne sono sempre, l`imponenza operativa del politico di turno. In Abruzzo mi è capitato di ascoltare la lite tra i prefetti di due province che mi gridavano in radio dove buttare l`acqua. Ovviamente ciascuno la voleva nel suo territorio». Si resta in silenzio a guardare. Qui in Aspromonte le costose tonnellate di acqua di mare, lanciate dai Canadair con giorni di ritardo, non sono servite a nulla. Da ore la mulattiera attraversa la foresta di alberi neri. A volte soltanto la felce riesce ad attecchire colorando di verde la cenere. Ma subito oltre, senza più l`ombra del bosco, le grandi foglie sono già seccate al sole. Non volano mosche. Non ci sono formiche. Non vivono insetti. Non sbocciano fiori. Terra e tronchi carbonizzati per chilometri. «È ima civiltà che scompare, e su di essa non c`è da piangere», ha scritto Corrado Alvaro: «Ma bisogna trarre, chi ci è nato, il maggior numero di memorie». Prima che altro fuoco le bruci.

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