Le violenze contro i Papi e ‘l’acquetta di Perugia’

Il piu’ recente gesto di violenza fisica contro un papa (prima di quello compiuto oggi 13 maggio 1981 contro Giovanni Paolo II) e’ l’ attentato compiuto nel 1970 contro Paolo VI all’ aeroporto di Manila; il piu’ celebre lo ” schiaffo d’ Anagni” dato nel 1303 da un membro della famiglia colonna a Bonifacio VIII nel 1303; ma la storia tramanda o sospetta anche altri episodi di ” cronaca nera” che hanno avuto per vittime i pontefici.
L’ elenco, a rigore, dovrebbe aprirsi gia’ con il nome del primo Papa, San Pietro, e comprendere anche gli altri suoi numerosi successori perseguitati dal potere politico dell’ epoca in quanto ” nemici dello stato” per il solo fatto di essere cristiani, ufficialmente fino all’ editto di Costantino del 313. Gli studiosi di questo particolare aspetto della storia del pontificato ritengono pero’ piu’ significativo cominciare l’ esame attorno all’ anno mille, un’ epoca cioe’ nella quale da un lato la religione cristiana non era piu’ avversata da tempo dallo stato e, soprattutto, il papato si era talmente affermato nell’ ambito di essa da far attribuire a quello che era inizialmente soltanto il vescovo di Roma il carattere di supremazia universale che si riconosce ora ai pontefici.
L’ episodio piu’ truce nell’ epoca a cavallo tra i due millenni fu quello della violenza contro papa formoso, passato alla storia come il ” processo al cadavere” . era un’ epoca nella quale a Roma i pontefici cercavano di affermare il loro potere temporale – come in effetti riuscirono a fare, detenendolo poi per secoli, fino a Porta Pia – approfittando del vuoto di potere determinato nell’ autorita’ imperiale dalla morte di Carlo Magno. La citta’ era dilaniata tra due partiti: i cosiddetti ” spoletini” a favore di Guido duca di Spoleto e i ” tedeschi” che parteggiavano per Arnolfo re di Germania, ai quali si accodo’ il papa. morto guido, la vedova, tale Angeltrude non fece che organizzare la vendetta. quando le riusci’ di impossessarsi di Roma, papa formoso era morto ormai da nove mesi – siamo nell’ 897 – ma un branco di ” spoletini” non esito’ a tirarne fuori il cadavere dalla tomba, a rivestirlo macabramente degli abiti pontificali ed a sistemarlo in un’ aula di ” giustizia” del palazzo lateranense. Condannato, il cadavere venne spogliato delle insegne papali e gli furono amputate tre dita della mano destra; poi, non ancora sazi, gli sherri di Angeltrude completarono lo scempio buttando quei miseri resti nel Tevere. nessun altro papa osera’ mai piu’ assumere quel nome cosi’ infelice di formoso.
Ancora un’ altra donna, non molti anni dopo, nel 928, sara’ l’ istigatrice di violenze cotro il papa: Marozia, figlia di un guardarobiere pontificio che si era arricchito in maniera oscura ed era riuscito a imparentarsi con alcune famiglie potenti di Roma. Quando la donna, che era di un’ ambizione sfrenata, tento’ di impossessarsi del potere politico papa Giovanni X assoldo’ alcuni soldati ungheresi e ne affido’ il comando al proprio fratello Pietro. i mercenari del papa furono sconfitti e il loro comandante venne trucidato sotto gli occhi dello stesso pontefice che, a sua volta, venne rinchiuso a Castel S. Angelo. si dice che un giorno la terribile Marozia sia andata a trovarlo in cella: quando lei se ne fu andata il papa fu trovato morto. La donna divento’ padrona di Roma ma uno dei suoi figli. Alberico, la fara’ improgionare a Castel S. Angelo e ve la lascera’ morire. Un altro papa che dovette subire violenza fisica fu san Gregorio VII, il grande antagonista dell’ imperatore Enrico IV la notta di natale del 1075, mentre celebrava messa nella basilica di s. Maria maggiore, papa Gregorio fu aggredito da alcuni emissari dell’ imperatore che lo fecero prigioniero e lo rinchiusero in una torre. Enrico IV, per farsi perdonare, sara’ costretto ad umiliarsi a Canossa ma poi se ne vendichera’ constringendo il papa a morire in esilio a Salerno.
Anche gli immediati successori di Gregorio vii ebbero la vita caratterizzata dalle violenze: Vittore III dovette fuggire a Montecassino; urbano ii fu costretto a soggiornare a lungo nella piccolissima isola tiberina perche’ l’ antipapa Clemente III non gli permetteva di mettere piede ne’ a San Pietro ne’ in Laterano; Pasquale II dapprima fu imprigionato dall’ imperatore Enrico V e relegato in Sabina e poi, dopo che era tornato a Roma, dovette fuggire ad albano inseguito dai soldati imperiali. Gelasio II, nel 1118, appena eletto, fu afferrato per la gola e quasi strozzato da Cencio Frangipane, esponente di una famiglia che parteggiava per un altro cardinale; calpestato a sangue, venne rinchiuso in una torre. Nel 1145 il papa Lucio II si trovo’ di fronte, a contrastargli il dominio su Roma, un’ altra famiglia, quella dei Pierleoni. assoldo’ alcuni soldati e diede l’ assalto al Campidoglio dove Giordano Pierleoni si era fatto proclamare ” patrizio dell’ urbe” . Nel corso dei tumulti il papa venne colpito in pieno da una sassata in testa e cadde tramortito: trasportato nel monastero di s. Gregorio, vi mori’ pochi giorni dopo.
Si dice che sia stato vittima di una morte violenta anche Celestino V, ” colui che fece per viltade il gran rifiuto” (solo altri due papi, nella lunghissima storia della chiesa cattolica, hanno abdicato: Ponziano nel 235 e Gregorio XII nel 1415). Dopo che Celestino V abbandono’ la tiara, il suo successore Bonifacio VIII lo fece rinchiudere nella rocca di Fumone, ad un centinaio di chilometri da Roma. Celestino mori’ in una cella del castello il 19 maggio 1296 ma non e’ stato mai possibile accertare se per cause naturali o per morte violenta. Bonifacio VIII, che apparteneva alla famiglia dei conti Gaetani, spese buona parte delle sue energie per combattere la potenza della famiglia dei Colonna tra l’ altro, scomunico’ e depose dalla carica due cardinali che erano appunto della famiglia Colonna e distrusse la cittadina di Palestrina che era la loro roccaforte. Per affermare la supremazia universale del papato sostenne una dura lotta contro il re di Francia Filippo IV il bello e, ovviamente, i colonna s’ affrettarono ad allearsi con quest’ ultimo. Sicche’ quando gli inviati del re francese arrivarono ad Anagni per imprigionare il papa, Sciarra Colonna era in prima fila per vendicarsi con quello che passera’ alla storia come lo ” schiaffo di Anagni”.
L’ episodio di Anagni ebbe un seguito anche se poco noto. Il successore di Bonifacio VIII, Benedetto XI, non volle reintegrare i due cardinali scomunicati ne’ concedere il perdono al ” sacrilego” Sciarra Colonna. Mori’ improvvisamente a Perugia il 7 luglio 1304 subito dopo aver mangiato alcuni fichi secchi portatigli in dono da un frate francescano. Secondo alcuni storici, sarebbe stato avvelenato su ” commissione” di Sciarra Colonna. Il sospetto della morte per beneficio torna ad aleggiare sul papato a proposito della morte di Alessandro VI, padre della celeberrima Lucrezia Borgia, e poi ancora nel 1521 quando muore Giovanni de’ Medici che era stato eletto papa otto anni prima con il nome di Leone X. per queste faccende si ricorreva a quei tempi ad una mistura composta prevalentemente da erbe, che veniva chiamata ” acquetta di Perugia” . Il ricordo di quel terribile veleno sara’ richiamato ancora nel 1769 quando muore Clemente XIV, subito dopo aver soppresso la compagnia dei gesuiti (che verra’ poi ricostituita nel 1814 da Pio VII). Dopo la subdola parentesi del veleno torna contro i papi l’ aperta violenza fisica con la rivoluzione francese e l’ irrompere di Napoleone sulla scena mondiale del potere.
Nel 1799 l’ uccisione a Roma dell’ ambasciatore francese generale Duphot diede alla Francia l’ occasione per occupare la citta’ , deporre pio vi dal suo potere temporale e proclamare la repubblica romana. Deportato in Francia, il papa mori”’ prigioniero di stato” a Valence, nel delfinato. Il suo successore, Pio VII, fu arrestato nel palazzo del quirinale la notte del 5 luglio 1809 per ordine di Napoleone e anch’ egli venne deportato in Francia da dove pote’ rientrare a Roma soltanto nel 1814 quando l’ imperatore, sconfitto, venne relegato all’ isola d’ Elba. Con Pio VIII si torna alle cupe atmosfere dell’ epoca dei Borgia: quando egli muore per un improvviso malore la sera del 30 novembre 1830, il collegio dei cardinali gli fa fare l’ autopsia – i risultati sono tuttora segreti – perche’ c’ era il sospetto che fosse stato avvelenato. Pio IX, la sera del 24 novembre 1848, dovette scappare da Roma travestito da semplice prete per sfuggire ai tumulti dai quali nascera’ la republica romana del triumvirato Mazzini-Saffi-Armellini. Tornera’ nel 1850 con l’ aiuto dei francesi ma, in seguito all’ occupazione di Roma da parte delle truppe di Vittorio Emanuele II nel ‘ 70, sara’ costretto ad abbandonare il quirinale – portandosi appresso la chiave del portone, sicche’ si dovra’ richiamare un fabbro per entrare nella reggia – e si rinchiudera’ in vaticano definendosi ” prigioniero” .
La violenza fisica tentera’ di colpire papa Mastai anche dopo la morte. a due anni dal decesso, il 12 luglio 1881, mentre la salma viene trasferita nottetempo dal vaticano nella basilica di s. Lorenzo al Verano – dove egli aveva detto di volere la sepoltura definitiva – il corteo viene aggredito da un gruppo di anticlericali nei pressi di piazza Navona e il cadavere non finisce nel Tevere solo per il deciso intervento delle guardie. Poi, a distanza di un secolo – durante il quale il governo italiano liquida la ” questione romana” con la conciliazione del 1929 e i papi tornano ad uscire dal vaticano riconosciuto come stato sovrano – torna, contro Paolo VI, l’ oltraggio fisico. Papa Montini subi’ tre attentati, tutti ” minimizzati” dalla decisa volonta’ del vaticano di evitare l’ immagine di un papa ” contestato” . Avvennero tutti nel 1970. durante una visita in Sardegna, il 24 aprile, un folto gruppo di estremisti giunti appositamente a Cagliari da diverse parti d’ Italia, dopo aver scandito frasi oltraggiose, comincio’ a lanciare pietre che non raggiunsero l’ automobile del papa soltanto per una rapida manovra dell’ autista ma colpirono la vettura di due cardinali del seguito. Pochi mesi dopo, precisamente il 2 settembre, nel corso di un’ udienza generale a Castelgandolfo, un uomo scaglio’ altre pietre contro il papa. Ma ancora una volta Paolo VI ne fu soltanto sfiorato: i sassi finirono contro il muro alle sue spalle. Infine, sempre nel 1970, il 27 novembre, l’ attentato piu’ grave. Mentre Paolo VI completava visitando l’ Asia e l’ Oceania la sua serie di viaggi in tutti i cinque continenti, all’ aeroporto di manila, gli si avvicino’ un boliviano travestito da prete e gli salto’ addosso con un pugnale in mano. Anche stavolta l’ episodio fu minimizzato dal vaticano e si fece credere sul momento che il papa era stato soltanto sfiorato dal pugnale (l’ attentatore, subito arrestato, sfuggi’ alla pena di morte per il perdono concessogli da papa Montini ed e’ stato scarcerato qualche anno fa). Ma, appena pochi mesi addietro, mons. Macchi – che era allora il segretario di Paolo VI e riusci’ ad immobilizzare prontamente l’ uomo consegnandolo alla polizia – ha rivelato che, in effetti, in quell’ occasione il papa riporto’ una ferita al petto.
(di UMBERTO D’ARRO‘)

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