La leonessa di Siracusa tra sole, vento e business

Di politica, industria, ambiente, inquinamento e sviluppo della parte orientale dell’Isola, nel siracusano in particolare, ne ha sempre sentito parlare in famiglia.
Il padre, Giuseppe, palermitano di nascita, poco meno che trentenne, a cavallo fra la fine degli anni ‘50 e ‘60, lasciò gli interessi economici che aveva nel capoluogo siciliano e si trasferì a Siracusa dove nel 1963, dopo il matrimonio con Sebastiana Lombardo, nacque la prima figlia, Maria Pia, e poi, il 16 dicembre del 1966, lei: Stefania Prestigiacomo.

Cinque volte deputata nazionale, una volta al vertice del dicastero delle Pari opportunità e oggi ministro dell’Ambiente. Ruolo quest’ultimo che, secondo alcuni, determinerebbe un imbarazzante conflitto di interessi.
E ciò perché l’attività imprenditoriale del Gruppo industriale Prestigiacomo, per una ragione o per un’altra, lambisce iniziative di importanti società petrolifere o energetiche con le quali fa affari che devono essere controllati dal ministero guidato proprio da Stefania.

La carriera scolastica del ministro comincia con un anno di anticipo, con la ‘primina’ in una scuola elementare di Priolo-Gargallo, poi tre anni alla scuola media “Paolo Orsi” di Siracusa, quindi il Liceo linguistico “Sant’Orsola” dove frequenta la sezione
A. «Era brava – racconta una compagna – una delle prime. Era molto socievole e partecipava pure alle recite di Natale.

Era una bella classe: tutte le ragazze davvero molto carine…». Ed infatti, racconta, «ogni giorno, al suono della campanella fuori dalla scuola c’era una ἀla di pretendenti».
Ed è qui che saebbe arrivata anche la prima cotta amorosa che avrebbe portato Stefania a litigare con una compagnetta. Ma, forse, la storia della lite con l’amica, è solo una insinuazione maliziosa, come quelle nate per via di alcune fotografie e frequentazioni con Gianfranco Miccichè e Gianfranco Fini.

Mentre Stefania cresceva e studiava ἀno a conseguire il diploma (la laurea triennale in Scienze dell’amministrazione verrà durante l’esperienza parlamentare) le attività industriali delle aziende di famiglia – che recentemente sono state oggetto di due interrogazioni parlamentari a risposta scritta e degli interessi della stampa – dopo un periodo non florido cominciavano a girare al meglio anche grazie a rapporti con importanti società petrolifere ed energetiche.

Nipote d’arte, i primi contatti con il mondo politico, Stefania Prestigiacomo, li ebbe grazie al marito della sorella del padre, lo zio Santi Nicita, un famoso politico democristiano. Componente del consiglio di amministrazione dell’Asi aretusea, fra il 1971 ed il 1983 lo zio Santi era stato deputato regionale e poi assessore allo Sviluppo economico, alla Presidenza e al Bilancio fino a diventare, il 19 ottobre 1983, presidente della Regione siciliana.

Una carica, dalla quale, però, si dimise nel gennaio 1984 dopo aver ricevuto una comunicazione giudiziaria, per corruzione, nell’ambito dell’inchiesta sulla assegnazione dell’area alla Isab di Priolo, industria che si occupa della produzione di asfalti e bitumi del rone.
La vicenda giudiziaria, dopo la condanna di Nicita in primo grado a 3 anni e un mese di reclusione, si concluse in appello, con la dichiarazione di non doversi procedere nei confronti dell’ex presidente della Regione per sopravvenuta prescrizione.

Vicende giudiziarie, finite con un nulla di fatto, hanno riguardato anche il padre di Stefania, Giuseppe Prestigiacomo che oggi figura fra i vice presidenti di Conἀndustria Siracusa. Sul finire degli anni ‘90, infatti, la Procura di Siracusa passò ai raggi X le condizioni di salute degli operai della “Ved”.
Il processo, per le presunte lesioni colpose provocate dai materiali usati per la produzione di vetroresina, si concluse nel luglio del 2008 con la dichiarazione della prescrizione dei reati. Poi, nel 2009, il padre Giuseppe, venne coinvolto in un’altra inchiesta, sempre relativa alla Ved, nella quale si ipotizzava uno smaltimento illegale di rifiuti, finita poi con archiviazione.

Altri fastidi giudiziari il padre del ministro li ha avuti in seguito al fallimento del gruppo Sar-Plast, nel 1997, che lasciò 951 creditori nella speranza di recuperare 51 milioni di euro. La Procura aveva aperto un’inchiesta per bancarotta fraudolenta conclusa con un nulla di fatto.

Nipote d’arte, prima di entrare perso-nalmente in politica con Silvio Berlusconi, comunque, Stefania Prestigiacomo votava per la Dc, in particolare per lo zio Santi (ora passato al Pd), ma si sentiva vicina pure a molte battaglie del Partito Radicale.

Il 1993 è l’anno dell’elezione di Stefania al vertice dei giovani di Conἀn-dustria Siracusa, ma anche l’anno in cui i referenti di Pubblitalia cercano candidati per il nuovo partito di Silvio Berlusconi, Forza Italia.
Uno dei primi ad essere “folgorati”, a Siracusa, dal cavaliere di Arcore è il notaio Angelo Bellucci, che già conosceva quella che sarebbe divenuta sua moglie. «Fu Giuseppe Catania a indicarla a Berlusconi» ricorda Giancarlo Confalone, ex esponente politico del partito del Cavaliere, che oggi si dice deluso dal fallimento di Forza Italia.

La scelta deἀnitiva, nella quale ci mise lo zampino anche Gianfranco Miccichè con il quale è legata da un patto generazionale, «fu fatta direttamente da Berlusconi che la incontrò ad Arcore». Stefania venne eletta alla Camera nella lista proporzionale. Grazie anche alla sua avvenenza, certamente fino al 2001, è stata la regina incontrastata della Camera, tanto che venne nominata “miss Parlamento”.

Confalone, ricorda poi il tempo in cui lui, Roberto Centaro, Titti Bufardeci e Stefania Prestigiacomo avevano un’unica segreteria politica. «Eravamo una struttura monolitica e la città ci senti-va vicini, non c’erano i clientes di uno dei deputati: c’erano i clientes di Forza Italia.
Un Natale – racconta Confalone – entrai e vidi Stefania che gridava con il suo segretario perché non scriveva bene gli indirizzi sulle lettere di auguri.
Io le dissi: ma non stai esagerando? E lei, che aveva 24 anni, mi rispose: tu fai il ginecologo e cerchi di farlo al meglio, questo è il mio mestiere e cerco di farlo al meglio. Mi sono subito detto: questa si “mangerà” tutti, e così è stato».

Nel 1996 Prestigiacomo, in un collegio uninominale, venne rieletta alla Ca-mera così come nel 2001, ma questa volta con il vessillo della Casa delle Libertà. E Berlusconi la scelse come ministro per le Pari opportunità, incarico che ricoprì ἀno al 2 maggio 2006. Nel frattempo Stefania era convolata a nozze, a Palermo, con Angelo Bellucci e subito dopo diventa mamma di un bel maschietto. Nel 2008 viene rieletta e dal maggio di quello stesso anno è ministro dell’Ambiente.

Una nomina a ministro commentata non bene da un insolitamente distratto Marco Travaglio che scrisse: I peggiori sono i primi. Nell’articolo, lamentando una presunta incompetenza dei ministri di quel governo Berlusconi, si chiedeva: «Ma che c‘entra la Prestigiacomo con l’ambiente?».
E, invece, con l’Ambiente, la Prestigiacomo, ci “calza a pennello”.

Conosceva bene, direttamente o indirettamente, i problemi ambientali di un territorio, il suo, il cui habitat è stato seriamente compromesso dall’industrializzazione selvaggia e senza freni, che ha causato anche gravi malattie.
Uno dei suoi primi atti è stato l’avvio delle procedure per la bonifica della baia di Augusta devastata dagli scarichi dalle aziende che operano in quel lembo della provincia di Siracusa che hanno ridotto i fondali in un crogiuolo di quanto di più tossico esista al mondo.

Nel corso della sua folgorante carriera politica Stefania Prestigiacomo è stata “corteggiata”, politicamente, anche da Gianfranco Fini e, di recente, anche da Angelino Alfano. Ma il rapporto “ever-green” è con Gianfranco Miccichè che ogni qualvolta è sorta una crisi Prestigiacomo-Pdl si è dichiarato pronto ad accoglierla a braccia aperte nella sua Forza del Sud. Lei però è rimasta, finora, nel Pdl.
E a Roma continua nella sua mission arrivando ai ferri corti ora con il collega Romani ora con Tremonti o altri componenti del governo su questioni di riἀuti o energetiche.
A Siracusa, ultimamente, dicono di vederla poco (ma quando c’è non rinuncia a fare la spesa personalmente al supermercato). Periodicamente, informata dal marito sempre attivo in città – politicamente e professionalmente – interviene su vicende locali. Come nel caso del parcheggio “Talete”, da lei utilizzato durante il G8 Ambiente e che ora ha definito «un ecomostro», ma anche su altre vicende cittadine, come il radar del Plemmirio e sull’area protetta della Pillirina dove, si dice, lei non vedrebbe male la realizzazione di un complesso alberghiero bloccato adesso dalla Regione siciliana.

Regione che si muove a passo di lumaca sul rigassiἀcatore che la Prestigiacomo vedrebbe bene a Melilli. Ma anche a Porto Empedocle. Tant’è che in entrambi i casi ha dato il via libera del ministero. Contestata aspramente per la vicenda della Ilva di Taranto, per le trivellazioni al largo delle isole Tremiti, periodicamente, e più di recente con insistenza, avversari politici sollevano, a torto o ragione, questioni di opportunità o incompatibilità fra la sua carica e la crescente attività imprenditoriale della sua famiglia d’origine.

Prima dell’estate il senatore Idv, Elio Lannutti, dopo aver letto un articolo sulle trivellazioni off shore a Pantelleria e nelle Egadi, e su 40 concessioni che la Prestigiacomo potrebbe concedere, ha presentato un’interrogazione per sapere se il ministro «possa valutare obiettivamente le concessioni petrolifere in Sicilia quando le società amministrate dai suoi parenti hanno rapporti d’affari con le società che scavano i pozzi nel mare».
Il senatore chiede come il governo nazionale intenda muoversi «al fine di dirimere ogni possibile conflitto di interesse».

In attesa della risposta della presidenza del Consiglio sul quesito lei tira dritto ritenendo, forse, inesistente l’ipotesi di un conflitto di interessi visto che ha eliminato ogni sua personale partecipazione nelle società di famiglia. E adesso (non turbata affatto dalle recenti, fastidiose, intercettazioni con Luigi Bisignani nell’ambito dell’inchiesta sulla P4) è impegnata, con il vigore di sempre, nel campo delle energie rinnovabili.

Di recente a un quotidiano siciliano ha detto di sognare una Sicilia come isola del sole: «Per il futuro la strada non può che essere quella di incrementare ulteriormente la produzione di energia solare attraverso impianti fotovoltaici».
Un sogno, quello della Prestigiacomo che, intanto, sembra essere diventato già realtà per la Electricité de France che ha realizzato, non lontano da Siracusa, un impianto di pannelli solari da 13,5 megawatt, costato 40 milioni di euro e che, grazie al penultimo “conto energia” concertato fra i ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico e approvato dal governo (che riconosceva 0,42 centesimi a kilowatt prodotto, mentre l’ultimo è sceso a 0,19-0,20 centesimi) riuscirebbe a fatturare 10 milioni l’anno. Un sogno che, però, ha suscitato le curiosità di alcuni deputati del Pd.

Elisabetta Zamparutti, “allarmata” dalla presunta presenza fra i fornitori della società francese della Coemi, (controllata dalla Fincoe nella quale, ἀno al novembre del 2009 il ministro aveva quote, poi donate alla madre che ora è socio di maggioranza) amministrata dalla sorella del ministro, Maria Pia (Stefania dal 30 maggio del 2005 aveva lasciato la carica di consigliere che aveva assunto nel dicembre 1993), ha presentato un’altra interrogazione parlamentare.
La deputata chiede a Berlusconi se «non ritenga opportuno sottrarre al ministro competenze in settori nei quali la famiglia Prestigiacomo ha diretti interessi economi-coimprenditoriali».

A metà settembre, infine, dopo esser riuscita a salvare il sistema Sistri (tracciabilità elettronica dei riἀuti) dalla scure della manovra, il ministro dell’Ambiente ha firmato cinque Autorizzazioni integrate ambientali (Aia): per il progetto di realizzazione di una centrale termoelettrica a ciclo combinato nel comune di Flumeri, in provincia di Avellino, gestita dall’Edison; per l’esercizio della rafἀneria di Augusta della Esso; per tre stabilimenti chimici della Polimeri Europa (Eni), a Mantova, Ravenna e Brindisi.
(da ilSud)

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