Ustica, prospettiva Ramstein

Ustica. Un incidente in Germania sarebbe collegato all’inchiesta sul Dc9

Due piloti delle Frecce tricolori muoiono una settimana prima di testimoniare dal giudice Priore sulla tragedia dell’aeromobile Itavia. I familiari, ora, chiedono la verità

La morte ‘sospetta’ di due veri e propri assi del volo, entrambi ritenuti testimoni della strage di Ustica, deceduti, per un singolare accanimento della sorte, scontrandosi in volo l’un contro l’altro; un carrello d’atterraggio aperto ad una velocità non solo inusuale ma, pare, anche tecnicamente “impossibile”; un aerofreno aperto; quattro “riscontri” – cioè gli attrezzi che bloccano le taniche sub alari quando gli aerei sono a terra – “scomparsi”. Sono alcuni degli elemen-ti di una nuova indagine, basate pure su consulenze tecnico-scientifiche altamente qualiἀcate, condotta dai difensori dei familiari delle vittime della strage di Ustica, sulla tragedia di Ramstein, in Germania, del 28 agosto del 1988. (Guarda il VIDEO)

Quel giorno, durante l’esibizione della P.A.N. (Pattuglia Acrobatica Nazionale), le “Frecce Tricolori”, in seguito ad un drammatico ed incomprensibile incidente morirono tre piloti e 67 spettatori che assistevano all’esibizione.

Due dei piloti deceduti, i tenenti colonnello Ivo Nutarelli e Mario Naldini, pare fossero stati convocati, per i giorni successivi alla loro morte, dal giudice istruttore Rosario Priore, perché dovevano riferire su quanto da loro visto la sera del 27 giugno 1980 quando, a seguito di una esplosione dall’esterno venne abbattuto il DC-9 Itavia.

I due piloti, infatti, si sarebbero trovati in missione di addestramento su un aereo biposto TF104G, nei cieli di Grosseto, non distanti dall’aerovia “Ambra 13” percorsa dall’aeromobile Itavia che si dirigeva da Bologna a Palermo. Per motivi rimasti ignoti, dopo essersi avvicinati al DC-9, Nutarelli e Naldini si sarebbero allontanati “squoccando” due volte, lanciando cioè un messaggio radio di emergenza generale. Cosa abbiano visto quella sera, però, è rimasto un mistero perché i due, appunto morirono prima di poter, eventualmente, riferire ai magistrati.

Adesso una delle ipotesi che sta seguendo l’avvocato Daniele Osnato, che assiste con l’avvocato Alfredo Galasso la gran parte dei familiari delle vittime di Ustica, è che a Ramstein, escludendo l’errore umano, ci possa essere stato un “complotto” per impedire ai due di dire quanto sapevano.

Un “complotto” che si potrebbe essere materializzato con il difetto di funzionamento degli strumenti di bordo del “solista” Nutarelli, per esempio l’altimetro, e che per questo sia avvenuto il contatto con il velivolo di Naldini che quel giorno era al centro della formazione della pattuglia acrobatica, e che doveva vedere “passare” il solista ad appena 6-7 metri.

Un’inedita fotografia, fornita a il Sud dall’avvocato Osnato, rivela come l’aereo di Nutarelli abbia il carrello aperto così come il freno aerodinamico anteriore. Possibile che il “solista” abbia capito, a vista, di essere troppo veloce e troppo basso e abbia usato il freno?

Ma il carrello aperto pare sia tecnicamente inspiegabile, soprattutto a quella velocità. E poi ci sono alcune testimonianze di un paio di “capovelivolo” che hanno riferito, anni dopo, dell’anoma-la mancanza nel parcheggio dell’aereo di Nutarelli, riscontrata subito dopo l’incidente, dei voluminosi e pesanti quattro attrezzi d’acciaio che servono a bloccare le taniche di carburante sulle ali, denominati in gergo “riscontri”; il resto del corredo del velivolo era presente. Le inchieste giudiziarie dei magistrati che hanno indagato su Ustica ritengono che i fatti di Ramstein, sebbene sospetti, non potevano essere corre-lati con la caduta del DC-9.

Ma adesso, anche sulla base delle conclusioni della autorità tedesche, la difesa ha deciso di condurre proprie indagini.

La difesa dei parenti delle vittime, intanto, ha pure avviato una petizione al Parlamento europeo per la costituzione di una commissione di indagine in cui si chiede anche di acquisire i documenti dei servizi segreti libici.
L’Ong Human Rights Watch avrebbe rinvenuto un imbarazzante dossier sull’Italia negli uffici dei servizi segreti libici a Tripoli nel quale ci sarebbero pure notizie sulla strage di Ustica.
Acquisire quella documentazione sarebbe molto importante per far chiarezza su quanto accaduto nei cieli di Ustica perché la Libia è fra le nazioni che non hanno mai risposto alle richieste della magistratura italiana.

Mentre pende in appello a Palermo il processo civile intentato dai familiari delle 81 vittime nei confronti dei ministeri delle Infrastruture e Trasporti e della Difesa, dunque, nuove sconvolgenti “verità” potrebbero venire fuori attraversando quel muro di gomma, fatto di omertà, depistaggi e negligenze ai più alti livelli, che ha impedito di conoscere tutta la verità su quanto accaduto nei cieli italiani quella sera del 27 giugno 1980.

tratto da ilSud

Commenti terminati

Accedi | Disegnato da Gabfire themes