Fobia mania. La cintura di castità dell’espressione

Di Emanuele Ricucci da http://www.qelsi.it/
Fobia? Che fantastica mania. Onnifobici, abbiamo paura di tutto. Ormai è ipocondria universale, fragilità spirituale, depressione militante. L’Italia evolve a suon di neologismi da antico regime, in un climax di cazziatoni e sentenze. Isteria di massa mentre sorgono le nuove frontiere dell’inquisizione 2.0. E ci si ritrova accusati di essere “fobici”, condannati ad aver paura di ogni frangia dell’evoluzione costante, alla faccia del progresso e dell’integrazione, negli aspetti più concettuali. Snaturate tradizioni e riferimenti possibili, vicini, intimi, familiari, ipertecnologizzati ed ultra informati, continuiamo ad incastrarci in un meccanismo alla “vorrei (dire veramente ciò che provo e penso su…) ma non posso (rischiando di essere tacciato di…). Così l’espressione, la presa di posizione, l’arroccamento, l’orgoglio pubblico, la condivisione e la trasmissione assumono forme eteree e pericolose, biancastre, sbiadite come fantasmi di un’epoca che sta per dare un calcio nel sedere ad idee ed ideologie. Spettri di paure infondate e bigotte e per nulla dignitose, persi nel Mare Magnum della casualità e degli eventi.
Troppi Savonarola nel Villaggio Globale, così in un secondo si è OMOfobi solo per aver detto mamma e papà, ISLAMOfobi se, come nel caso del noto giornalista Magdi Allam, convertito al Cattolicesimo, si esprimono queste parole – del 27 Giugno 2011 -, “Milano si inchina alle moschee ma vieta le chiese” (Fonte Il Giornale), che gli stanno valendo un percorso disciplinare intrapreso dall’Ordine dei Giornalisti, XENOfobi o MARENOSTRUMfobici, solo per aver detto che l’immigrazione incontrollata sta degenerando. Ma come si può definire questo sistema di incastri dall’animo così fragile e perturbabile? Come si può definire moderno, non provinciale, adeguato, aperto di mente, progresso un “insieme” che si offende così facilmente, talmente permaloso? Terrorizzati dallo stesso uso delle parole e dei concetti, della libera espressione, chiusi in una stamberga di ipocrisia ed innovativo oscurantismo fricchettone dal sapore molto radical chic, attenti a noi nell’uso del proprio libero arbitrio, della propria volontà introspettiva, di indagine culturale ed umana, attenti a non scendere dal treno degli illuminati progressisti e liberali, siate attenti a definirvi conservatori, parliate di tradizione solo nel caso in cui voleste ricordare la processione cui assistevate da piccoli, del paesino di origine di vostra mamma e del sacro pranzo successivo con tutti i parenti al seguito. E badate bene a come ed a quante volte citate il Crocifisso, pace all’anima di Adel Smith.

Soffocano i virtuosismi, le avanguardie diventano cianotiche. Così esprimersi, seppur coscientemente e coerentemente, diventa un’impresa che incute paura, questa volta letteralmente. Dunque mentre questa quotidianità ci bombarda di spunti informativi, comunicativi, di opinioni e pochissimi, quasi nulli, esempi che “contano”, e basta un tablet, uno smartphone, uno smartabletphoneIAndroidpocketpc per essere pienamente parte di un sistema ipersonico, troppo spesso si punisce a suon di sputtanamento mediatico, umano, con uno smembramento etico e logico, la libera reazione naturale delle coscienze sottoposte costantemente a tale pioggia di informazioni. Un ossimoro aberrante che piazza nel girone infernale della confusione. Allora, oltre ogni forma di giusto rispetto, non si lotta né si ardisce (ci sentisse il Vate).

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