Synecdoche

synecdocheAbbiamo sempre amato Philip Seymour Hoffmann e, oggi che è scomparso (prematuramente), rivederlo in Synecdoche è ancora più toccante.
Stavolta veste i panni del regista teatrale Caden Cotard, la cui moglie lo lascia per proseguire la carriera di pittrice a Berlino portando con sé la figlioletta. Ossessionato dal timore di una morte imminente, decide di riunire un gruppo di attori che dovranno mettere in scena la sua vita. Finzione e realtà si sovrappongono continuamente e non sappiamo mai se stia recitando o vivendo. Qual è il confine tra le due dimensioni? E’ questa la domanda che Charlie Kaufman si pone e ci pone sempre nel suo riuscito esordio alla regia, senza mai trovare risposta. Lo sceneggiatore di Being John Malkovich, Confessioni di una mente pericolosa, Se mi lasci ti cancello, si affida al trascinante Seymour Hoffman e al suo mal di vivere per realizzare un’opera in cui il gioco intellettuale la fa da padrone, arrivando ad annullare le distanze tra il singolo e il tutto (la sineddoche del titolo).

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